Non
ne ha azzeccata una fin dai tempi dei gufari, così come definiva
Emilio Taverna quei ragazzotti del GUF giovani universitari Fascisti
sempre in prima fila alle rappresentazioni teatrali al “Teatro degli
illusi” e firme in bellavista sul settimanale fascista “IX
maggio”.
Passano
a fatica 10 anni dalla fine della guerra e lo ritroviamo nella
strenua difesa dell'intervento sovietico in Ungheria definendolo:
“un contribuo alla pace nel mondo”
Negli
anni '70 è già all'avanguardia nella rincorsa al PSI per virare,
poi durante i governi della solidarietà nazianale come portavoce
all'inseguimento dell'Andreotti di turno.
Negli
anni '80 se la prende con il povero Berliguer reo di aver posto male
la questione morale e sull'Unità comunica che il PCI rischia di
isolarsi
dal parlamento percorrendo i «familiari sentieri» della lotta
sociale.
Nel
1992 in piena tangentopoli eletto Presidente della camera se ne esce
con la genialata dell'unificazione del PCI e del PSI di Bettino Craxi
proprio quando Ghino di Tacco si appresta a lasciare il paese.
Ma
quando la guardia di finanza si presenta a Montecitorio chiedendo di
visionare i bilanci dei partiti il Presidente da mandato di anteporre
l'immunità con buona pace di tutti i partiti coinvolti che
applaudono al grande senso dello Stato del nuovo Presidente.
Saranno
stati i binari della metropolitana milanese ma nel 1996 il treno che
lo porta quale ministro dell'Interno nel governo Prodi diventano nel
1999 aerei da bombardamento per la Serbia quando sostiene la
necessità di bombardare gli ex compagni.
Giorgino,
a vedere la storia, in 60 e passa anni di vita politica non ne ha
azzeccata mezza e a quanto pare anche questa volta, con la nomina di
Monti a Presidente del Consiglio, le cose non procedono per il
meglio.
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