sabato 27 aprile 2013

Appena io vedere buccia di banana...


Appena io vedere buccia di banana...
Che l' aeroporto fosse, nel tempo, divenuto il refugium peccatorum di tromboni e trombati non cambia di una virgola la gravità della situazione. Il Bello, se di bello si tratta, è che con tutti quei libroni portati in tribunale, comunque vadano debiti e crediti; i debiti toccherà pagarli, come si dice a Miramare..:”ma noi”! Certo ci consoliamo con quel coniglio fuoriuscito dal cappello provinciale direttamente dall'Africa lontana e che per soli 16 mila Euri ci ha promesso investitori privati pronti a scommettere sul nostro scalo così tanto disastrato. Se poi quel coniglio riuscirà a convincere anche quelli di via Carlo Alberto Dalla Chiesa l' Africa sicuramente ci sembrerà un po' più vicina.

Grulli della democrazia


Grulli della democrazia
Un conto è chiedere ai parlamentari di smettere di rubare un conto è sostituire gli stessi con qualche cittadino senza il vizietto e altro ancora è eliminare fisicamente i parlamentari. L'onestà diventerà di moda! Questo è stato il motto che il Beppe nazionale prima delle elezioni ha non poco divulgato. Non capire la differenza che c'è tra questi partiti eredi del craxismo perduto, e il popolo italiano che semplicemente dopo 30 anni di soprusi comincia a chiedere il conto è tutta racchiusa nell'idea di ridurre la rappresentanza popolare in parlamento. I padri costituenti fissarono giustamente il numero dei parlamentari in 945 perché, dopo l' Italietta fascista del partito unico, non vi fosse più diritto di cittadinanza per quegli energumeni che andavano teorizzando di un' inutile aula sorda e grigia. Negli ultimi 30 anni buona parte di questi 945 hanno dato pessima prova di se e già Enrico Berlinguer nel 1981 denunciava:I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune...”. A rileggere quelle parole, col senno di poi, possiamo dire che Berlinguer, in quell'intervista, prese atto della fine del compromesso storico. Si rese conto, insomma, che quel compromesso anziché dare spazio al popolo sarebbe stato utilizzato per interessi che allora ingenuamente definiva: “talvolta anche loschi...” e a cui dopo 30 anni d'esercizio possiamo tranquillamente togliere l'”anche” e il “talvolta”.
E' già la seconda volta che Grillo cade nella trappola: la prima con l'elezione di Grasso e Boldrini, la seconda con la rielezione di Napolitano. Farci credere che la riduzione del numero dei parlamentari faccia risparmiare la repubblica è la stessa filosofia di quel partito unico che tanti danni ha fatto e che non aspetta altro che redistribuire quei risparmi ai restanti. Con meno parlamentari ci sarà meno controllo, sarà più semplice mettersi d'accordo e quelli che rimarranno conteranno ancora meno; purtroppo nella guerra anche gli eserciti hanno il loro peso ma a quel punto i grillini non potranno certo accampare la sindrome di calimero.

martedì 23 aprile 2013

A città ' Pullecenella


Comm'è bella, comm'è bella,
'a cittá 'e Pullecenella.


Napo è tornato! A nulla sono valse le grida di golpe strisciante del Beppe nazionale ma questa volta Grillo ha preso una cantonata. Il golpe non c'entra nulla! Se il parlamento Italiano ha votato un signore in età avanzata che ha perso la memoria di un paese che in 7 anni ha svenduto il patrimonio pubblico, ha trattato con la mafia, ha concesso migliaia di licenziamenti, ha intascato milioni di Euro e ha indotto al suicidio alcuni cittadini il golpe c'è già stato.
Napo è il tentativo maldestro di un potere che utilizza figure imbalsamate per coprire di una coltre fuligginosa la rumba dei scugnizzi.
Non serve a nulla gareggiare per nominare il capo dello Stato quando si è minoranza. Parlamentarie, quirinalie e web rappresentano la foglia di fico dietro cui nascondersi per non affrontare a viso aperto quel potere. Ci vuole una strategia comune una strategia che non confonda il fine con i mezzi e soprattutto che non confonda entità astratte, come le imprese, con entità concrete come uomini e donne.
Non è l'utilizzo dei mezzi di produzione ma la proprietà che ne fa la differenza; la rete non fa eccezione e l'illusione del suo utilizzo come mezzo di produzione del sapere già in mano ai cittadini è un' abbaglio storico non trascurabile. La rete non basta! In parlamento si vota e il potere ha già deciso cosa e chi votare. Il risveglio potrebbe essere più somigliante a quello di un Truman show che a quello di una terza Repubblica.

domenica 21 aprile 2013

Napo orso capo


Napo orso capo

Quando finirà il mandato, se tutto va per il verso giusto, saranno 95 gli anni del nostro caro amato Presidente. Dipinto come strumento di garanzia in realtà Napo è la foglia di fico del potere. Un potere retto sul quel compromesso storico dilatato che anche il povero Berlinguer sul finire aveva abbandonato. Le forze presenti in parlamento fanno comunella per non soccombere. I tedeschi continuano a mandare messaggi di indisponibilità a pagare la corruttela politica mentre i nostri governanti continuano a rimbalzare quel messaggio esattamente in senso opposto: Vogliamo continuare a fare come abbiamo sempre fatto! Noi stiamo bene e se non ci sono soldi è perché il popolo non ha voglia di lavorare.
Qualche anno fa il pericolo proveniva dalle fabbriche e dalle piazze e se alla fine degli anni '70 e i primi anni '80 i licenziamenti furono prevalentemente politici oggi i licenziamenti hanno natura strettamente economica.
A quel tempo la conseguenza di quei licenziamenti furono la soppressione delle fabbriche e il bombardamento delle piazze.
Oggi il pericolo è in parlamento; speriamo solo che la conseguenza di questi licenziamenti non sia il bombardamento del parlamento stesso.

venerdì 5 aprile 2013

Nudi alla meta


Nudi alla meta

Romeo Dionisi, almeno stando alle cronache, alla pensione non ci sarebbe mai arrivato.
62 anni, dopo averne passati 35 a fare il muratore saranno anche pochi, come recitano le nuove riforme, ma a quanto pare sono più che sufficienti per morire.
A nulla servono i rammarichi, le morali e gli accordi sindacali; se prima la coperta era stretta oggi quella coperta è sparita.
Quel velo di pensione sociale che fino a qualche anno fa permetteva di mettere insieme il pranzo con la cena oggi non è più sufficiente.
Diciamola tutta quella coperta, se la sono fregata! Ci hanno raccontato di un paese di fannulloni che aveva perso lo spirito d'iniziativa un paese ormai adagiato a cui bisognava dare una scossa un paese da licenziare per riprendere la produttività perduta.
Ora siamo di fronte ad un bivio partire alla ricerca della coperta perduta oppure cacciare i ladri.