Vincoli
e sparpagliati
La
democrazia, a quanto pare ognuno la intende come crede, anche l'età
di Pericle è passata attraverso i secoli come il miglior esempio di
democrazia salvo minimizzare soprattutto, da parte delle classi
dominanti, come quella democrazia esplicasse tutta la sua forza in
assenza di suffragio universale.
Beppe
Grillo sbaglia ad attaccare l'articolo 67 della nostra costituzione
L'incoerenza
umana non centra nulla con quell'articolo un articolo che altro non
fa che sottolineare come l'unico vincolo a cui deve sottostare il
parlamentare eletto è l'interesse pubblico e generale.
Certo
se guardiamo i primi 65 anni di questa Repubblica non sempre i nostri
parlamentari hanno tenuto fede a quell'articolo; anzi spesso e
volentieri gli eletti, nella più benevola delle ipotesi, si sono
fatti abbindolare da case automobilistiche, avvocati, palazzinari
immobiliaristi, banchieri, giornalisti, case farmaceutiche,
Petrolieri, ballerine, cantanti e capitani coraggiosi di ogni colore
ma questo non autorizza semplicisticamente a liquidare uno dei più
belli e vincolanti articoli della nostra costituzione.
Se
già nei primi giorni di vita romana alcuni eletti 5 stelle hanno
corso il rischio di scambiare l'interesse pubblico per l'assenso o
il dissenso alle lusinghe di palazzo forse vi è una debolezza nella
modalità di scelta “democratica” di quegli eletti.
Debolezza
in cui prevale più la logica del Peones piuttosto che
l'esigenza di avere eletti coerenti con gli obbiettivi dichiarati.
L'illusione
legislativa costituzionale di legare i rappresentanti ad interessi
esterni altro non fa che formalizzare un andazzo repubblichino che
antepone la stabilità agli ideali di giustizia sociale.