Cristo
si è fermato a Taranto?
Per
risolvere la questione ILVA di Taranto, già Italsider svenduta a metà
anni '80 al patron dell'acciaio privato Riva, probabilmente, per
come stanno le cose nei prossimi giorni dovranno intervenire le forze
NATO o i caschi blu dell'ONU.
Ogni
giorno se ne scopre una nuova i giornali di regime tentano di far
passare la favola dello strano Angelo che massacra il Tavoliere imponendo il dilemma salute o posto di lavoro ma l'iscrizione
nel registro degli indagati di Don Marco Gerardo fa scoprire una
realtà diversa.
Il
prelato già segretario
dell’ex arcivescovo di Taranto mons. Benigno Luigi Papa, è
accusato di false dichiarazioni, in sede di interrogatorio, in
relazione ad una presunta tangente di 10 mila euro che l'ex
responsabile dei rapporti istituzionali Ilva Girolamo Archinà,
arrestato ieri, avrebbe consegnato al consulente del Tribunale nonché
ex preside del Politecnico di Taranto Lorenzo Liberti per
addomesticare una perizia sulle fonti di inquinamento. Archinà aveva
riferito agli inquirenti che la somma, prelevata da cassa
aziendale, non era destinata a Liberti ma si trattava di un'
elargizione per la curia tarantina.
Dopo
la notizia tra gli operai comincia a serpeggiare l'idea che non possa
esistere un angelo tanto perfido e malvagio e che non è più
possibile fare confusione tra lavorare e rubare.
Se
ogni Euro speso per la corruzione fosse stato utilizzato per migliorare
le condizioni di lavoro oggi l'ILVA sarebbe certamente in una
situazione meno grave e sul tavoliere probabilmente soffierebbe aria
più pulita.
Più
che un Angelo, se pur in uno stato confusionale, a quanto pare per le Puglie si
aggira un demone e se anche Cristo ha abbandonato gli operai è
proprio vero che i lavoratori stanno messi proprio male.