lunedì 19 dicembre 2011

The revolution continues worldwide!

In tempo di crisi la massoneria finanziaria di Wall Street non esita a mettere le manette a chiunque si trovi a sostenere "Occupy Wall Street".
«Questa è gente meravigliosa», dice il reverendo a proposito degli Occupy, «appassionata e idealista ma anche focalizzata e concreta. Sono stato maltrattato e ammanettato perché davo da bere agli assetati, come ordina il vangelo». Ma il religioso non si dà per vinto e dice che porterà avanti la sua battaglia «Sono tranquillo», conclude, «Dio è con noi».

domenica 18 dicembre 2011

Associazione Sovversiva


Associazione Sovversiva
L'Italia ha ratificato il Trattato di Lisbona il 31 luglio 2008. La Camera dei Deputati ha infatti approvato all'unanimità (551 deputati favorevoli e nessun contrario) il disegno di legge n. 759 di "Ratifica ed esecuzione del Trattato di Lisbona che modifica il Trattato sull'Unione Europea e il Trattato che istituisce la Comunità europea e alcuni atti connessi, con atto finale, protocolli e dichiarazioni, fatto a Lisbona il 13 dicembre 2007". Il Senato ha invece espresso parere unanime favorevole (286 "sì" su 286 senatori presenti) il 23 luglio 2008.
Il trattato di Lisbona così come approvato di fatto impedisce al parlamento Sovrano Italiano di decidere e impone la figura del dittatore unico dell'Europa Unita. Il Passaggio dell'Italia sotto un protettorato unico Europeo così come la dittatura non sono previsti nel nostro ordinamento; pertanto tutti i parlamentari che hanno approvato il Trattato di Lisbona vanno denunciati per “Associazione Sovversiva” e “Insurrezione contro i poteri dello Stato".

sabato 15 ottobre 2011

mercoledì 12 ottobre 2011

MANIFESTAZIONE SABATO 15 OTTOBRE 2011


15 OTTOBRE MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA

PEOPLES OF EUROPE, RISE UP!

Corteo da piazza della Repubblica a Piazza San Giovanni – ore 14.00

Sono già centinaia le organizzazioni nazionali e locali, le reti, i movimenti che stanno preparando la loro partecipazione al grande, plurale, pacifico  corteo che nel pomeriggio del 15 attraverserà le vie della Capitale, prima tappa di un percorso di mobilitazione che continuerà anche dopo quella giornata. La manifestazione partirà alle 14.00 da piazza della Repubblica e, dopo aver attraversato via Cavour, Largo Corrado Ricci, via Dei Fori Imperiali, piazza del Colosseo, via Labicana, via Manzoni, via Emanuele Filiberto, raggiungerà piazza San Giovanni. 210 le mobilitazioni già previste il 15 ottobre in tutta Europa, nel Mediterraneo e in altre regioni del mondo, contro la distruzione dei diritti, dei beni comuni, del lavoro e della democrazia causata dalle politiche anticrisi, che difendono i profitti e la  speculazione finanziaria. In Italia l’appello internazionale è stato raccolto da tanti soggetti organizzati, alleanze sociali, gruppi informali e persone che hanno dato vita al Coordinamento 15 ottobre. La grande manifestazione nazionale sarà una tappa della ripresa di spazio pubblico di mobilitazione permanente, che è necessario mettere in campo per cambiare l’Italia e il nostro continente. Il Coordinamento 15 ottobre invita a costruire in tutto il territorio la partecipazione italiana alla giornata europea e internazionale “UNITED FOR GLOBAL CHANGE” e a convergere nella giornata nazionale di mobilitazione a Roma.
logistica15ottobre@gmail.com

domenica 9 ottobre 2011

CENSIMENTO ITALICO

E' partito il Censimento in Italia la prima volta sul Web
 
 Ritenta sarai più fortunato

martedì 4 ottobre 2011

Ottobre andiamo...

PEOPLES OF EUROPE, RISE UP!
MANIFESTAZIONE NAZIONALE
sabato 15 ottobre ROMA – ore 14

La giornata del 15 ottobre vedrà mobilitazioni in tutta Europa, nel Mediterraneo e in altre regioni del mondo, contro la distruzione dei diritti, dei beni comuni, del lavoro e della democrazia compiuta, con le politiche anticrisi, a difesa dei profitti e della speculazione finanziaria. Le persone non sono un debito. Anche in Italia è già stata raccolta da tanti soggetti organizzati, alleanze sociali, gruppi informali e persone che hanno dato vita al Coordinamento 15 ottobre . Non vogliamo fare un passo di più verso il baratro in cui l’Europa e l’Italia si stanno dirigendo e che la manovra del Governo continua ad avvicinare. Vogliamo un’altra economia, un’altra società e una democrazia vera. Il Coordinamento 15 ottobre si mette al servizio della riuscita della mobilitazione.
Curerà unitariamente le caratteristiche, la logistica e l’organizzazione della manifestazione nazionale di Roma e ne definirà le sue parti comuni. Il suo obiettivo è favorire la massima inclusione, convergenza, convivenza e cooperazione delle molteplici e plurali forze sociali, reti, energie individuali e collettive che stanno preparando e prepareranno la mobilitazione con i propri appelli, le proprie alleanze, i propri contenuti. Ci impegniamo insieme a costruire una manifestazione partecipata, pacifica, inclusiva, plurale e di massa, il cui obiettivo è raccogliere e dare massimo spazio alla opposizione popolare, alle lotte e alle pratiche alternative diffuse nel nostro paese. La manifestazione partirà alle ore 14.00 da Piazza della Repubblica e arriverà a Piazza San Giovanni. Sarà una tappa della ripresa di spazio pubblico di mobilitazione permanente, come si sta realizzando in tutta Europa e nel Mediterraneo, che è necessario mettere in campo per cambiare l’Italia e il nostro continente. Invitiamo i cittadini e le cittadine, nativi e migranti, le lavoratrici e i lavoratori, i soggetti organizzati, i gruppi, le reti formali e informali a partecipare attivamente al 15 ottobre, a coinvolgere le proprie comunità, a organizzare la partecipazione al corteo di Roma. Il Coordinamento 15 ottobre invita a costruire in tutto il territorio la partecipazione italiana alla giornata europea e internazionale “UNITED FOR GLOBAL CHANGE” e a convergere nella giornata nazionale di mobilitazione a Roma.

MANIFESTAZIONE NAZIONALE
sabato 15 ottobre

Partenza ore 14 – Piazza della Repubblica
ROMA
Per aderire alla mobilitazione
adesioni15ottobre@gmail.com
logistica15ottobre@gmail.com

lunedì 3 ottobre 2011

Resoconto Assemblea 1 Ottobre 2011


Documento finale dell'assemblea svoltasi il 1° ottobre al teatro Ambra Jovinelli di Roma

Noi partecipanti all’assemblea del 1° ottobre a Roma: “Noi il debito non lo paghiamo. Dobbiamo fermarli” ci assumiamo l’impegno di costruire un percorso comune.
Tale percorso ha lo scopo di affermare nel nostro paese uno spazio politico pubblico, che oggi viene negato dalla sostanziale convergenza, sia del governo sia delle principali forze di opposizione, nell’accettare i diktat della Banca Europea, del Fondo Monetario Internazionale, della Confindustria e della speculazione finanziaria. Vogliamo costruire uno spazio politico pubblico, che rifiuti le politiche e gli accordi di concertazione e patto sociale, che distruggono i diritti sociali e del lavoro. Vogliamo costruire uno spazio politico pubblico nel quale si riconoscono tutte e tutti coloro che non vogliono più pagare i costi di una crisi provocata e gestita dai ricchi e dal grande capitale finanziario e vogliono invece rivendicare sicurezza, futuro, diritti, reddito, lavoro, uguaglianza e democrazia.
Vogliamo partire dai cinque punti attorno ai quali è stata convocata questa assemblea

1. Non pagare il debito, far pagare i ricchi e gli evasori fiscali, nazionalizzare le banche 

2. No alle spese militari e cessazione di ogni missione di guerra, no alla corruzione e ai privilegi di casta  

3. Giustizia per il mondo del lavoro. Basta con la precarietà. Siamo contro l'accordo del 28 giugno e l'articolo 8 della manovra finanziaria.

4. Per l’ambiente, i beni comuni, lo stato sociale. Per il diritto allo studio nella scuola pubblica.

5. Una rivoluzione per la democrazia. Uguale libertà per le donne. Parità di diritti per i migranti. Nessun limite alla libertà della rete. Il vincolo europeo deve essere sottoposto al nostro voto.

Ci impegniamo a portare i temi affrontati in questa assemblea diffusamente in tutto il territorio nazionale, costruendo un movimento radicato e partecipato. Così pure vogliamo approfondire i singoli punti della piattaforma con apposite iniziative e con la costruzione di comitati locali aperti alle firmatarie e ai firmatari e a chi condivide il nostro appello. Intendiamo organizzare una petizione di massa sul diritto a votare sul vincolo europeo.
Nel mese di dicembre, a conclusione di questo percorso a cui siamo tutti impegnati a dare il massimo di diffusione e partecipazione, verrà convocata una nuova assemblea nazionale, che raccoglierà tutti i risultati e le proposte del percorso e che definirà la piattaforma, le modalità di continuità dell’iniziativa, le mobilitazioni e anche eventuali proposte di mobilitazione e di lotta.
Intendiamo costruire un fronte comune di tutte e tutti coloro che oggi rifiutano sia le politiche del governo Berlusconi, sia i diktat del governo unico delle banche. Diciamo no al vincolo europeo che uccide la nostra democrazia. Chi non è disposto a rinviare al mittente la lettera della Banca Europea non sta con noi. Questo fronte comune non ha scopo elettorale, ma vuole intervenire in maniera indipendente nella vita sociale e politica del paese, per rivendicare una reale alternativa alle politiche del liberismo e del capitalismo finanziario. Questo fronte comune vuole favorire tutte le iniziative di mobilitazione, di lotta, di autorganizzazione che contrastano le politiche economiche liberiste. Questo percorso si inserisce nel contesto dei movimenti che, in diversi paesi europei e con differenti modalità e percorsi, contestano le politiche di austerità e la legittimità del pagamento debito a banche e imprese.
Su queste basi i partecipanti all’assemblea saranno presenti attivamente anche alla grande manifestazione del 15 ottobre a Roma sotto lo striscione “Noi il debito non lo paghiamo”.

domenica 2 ottobre 2011

Anche gli USA si sono stufati...

Questa notte  oltre 700 manifestanti aderenti al presidio "Occupy Wall Street" sono stati arrestati dalla polizia USA con l'accusa di aver occupato il ponte di Brooklyn. Molti sono stati rilasciati altri sono ancora sotto accusa.

venerdì 30 settembre 2011

Appello Verso il 15 Ottobre

di Giorgio Cremaschi
Il 1° ottobre, nell’assemblea autoconvocata a Roma al teatro Ambra Jovinelli, si prova a costruire uno spazio politico che oggi in Italia non c’è.
Questo spazio è quello di chi non solo vuole rovesciare il governo Berlusconi, giunto ai punti estremi della sua abiezione morale, politica e anche economica. Far cadere Berlusconi è condizione necessaria, ma non sufficiente, per affrontare la crisi italiana dal lato della libertà, della giustizia e dell’uguaglianza. Per riconquistare la nostra democrazia costituzionale, occorre anche scontrarsi con l’altro avversario che oggi abbiamo di fronte. Questo avversario è quello del governo unico delle banche e della finanza che, attraverso i diktat della Banca Europea e del Fondo monetario internazionale, sta imponendo in tutta Europa la distruzione dello stato sociale e della partecipazione democratica. (...) I parlamenti dei paesi più in crisi e più soggetti a speculazione, i maiali secondo il malevolo acronimo britannico P.i.i.g.s. (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna), sono ormai soggetti a un commissariamento fallimentare che impone ad essi decisioni che non possono discutere. La schiavitù del debito diventa così la schiavitù della democrazia e i cittadini perdono il diritto a decidere sulle ragioni stesse che hanno fondato le libertà costituzionali: chi paga, quanto paga, perché paga.
In Italia tutto questo è offuscato dall’aria inquinata prodotta da Berlusconi e dal suo clan. La indispensabile purificazione dell’aria, come pare chiedere anche la Cei, renderà però ancora più evidente la necessità di costruire un’alternativa vera alle politiche economiche dominanti. Politiche economiche che oggi sono alla base delle scelte sia dei governi di destra, sia dei pochi rimasti governi di sinistra.
La Banca Europea e il Fondo monetario internazionale stanno imponendo ricette di liberismo radicale nella gestione della crisi, proprio quando il liberismo radicale è anch’esso in crisi profonda. L’intervento pubblico, che è indispensabile per tutti, viene finalizzato solo a salvare le banche e i loro profitti, mentre tutto il resto viene privatizzato. Da noi questo significa – ecco un altro vulnus della democrazia – che il responso del referendum sull’acqua, nel quale 27 milioni di italiani hanno chiaramente detto no alla privatizzazione dei beni pubblici, viene trasformato nel suo contrario. La maggioranza di governo e l’opposizione bancaria e confindustriale ad esso, si rinfacciano l’incapacità di privatizzare e liberalizzare a sufficienza. I contratti nazionali vengono distrutti e con essi il principio stesso della legge uguale per tutti. Perché due privati, un’azienda prepotente e un sindacato complice, sulla base dell’articolo 8 della manovra di governo, possono decidere di non rispettare le leggi sul lavoro. D’altra parte già l’accordo del 28 giugno aveva aperto la via alla riduzione del nostro sistema sociale, a un’insieme di relazioni aziendalistiche e corporative. Che poi sono il risultato di quei vincoli della globalizzazione che per primo Marchionne ha imposto con tutta la brutalità, e tutto il consenso politico possibili.
Tutti i costi della crisi vengono fatti pagare al lavoro dipendente, ai pensionati, ai disoccupati, ai poveri, le donne e i giovani pagano di più, l’ambiente sparisce anche come problema e nel nome degli affari le grandi opere devastanti, a partire dalla Tav, vengono rivendicate da destra e da sinistra.
Ebbene tutto questo sta passando senza che sia in campo una reale alternativa.  Destra e sinistra si rinfacciano reciprocamente di essere incapace di “rassicurare i mercati”, mentre il problema di fondo sarebbe di rassicurare la grande maggioranza della popolazione che non è in grado di pagare un solo centesimo in più per questa crisi.
Bisogna mettere in discussione la macchina infernale del debito e della globalizzazione, altrimenti dalla crisi non si esce mentre si sprofonda nell’ingiustizia e nel degrado.
L’interesse medio sul debito pubblico italiano è oramai di 80 miliardi all’anno. Le catastrofiche manovre decise dal governo Berlusconi drenano 60 miliardi all’anno. Questo significa che in questo stesso istante noi paghiamo, anche con quello che non abbiamo, e non riusciamo neppure a far fronte agli interessi sul debito. Come sostengono tutti gli economisti di buon senso e come sottobanco dicono anche i governanti degli Stati Uniti, l’Europa non può autodistruggersi con la schiavitù del debito. Per questo occorre rimettere in discussione alla radice i trattati europei, la follia di una unione monetaria, senza nessuna comunità democratica, fiscale, economica, di diritti civili. Occorre un’altra Europa perché quella della globalizzazione, dell’’Euro, delle banche, dei patti di stabilità sta sprofondando nella crisi e nell’ingiustizia. Questa Europa è fallita. Per questo dobbiamo costruirne un’altra.
In tutta Europa ci si mobilita su questi temi, il 15 ottobre in tutta Europa si scenderà in piazza contro il governo unico delle banche e della finanza.
Solo in Italia non si riesce a far emergere questo conflitto. E questo perché Berlusconi ha avuto un doppio effetto negativo nel nostro paese. Il disastro della sua politica e lo stato confusionale che questa ha provocato in tutte le opposizioni. Come diceva Woody Allen: “Non litigate mai con un cretino, qualcuno potrebbe non accorgersi della differenza”. In tutta Europa ci si divide sulle scelte di fondo, in tanti paesi grandi e piccoli i cittadini sono stati chiamati a votare per decidere sul loro futuro. Ultima la piccola Islanda. Solo da noi la popolazione è considerata troppo immatura e viene costretta a delegare al palazzo il confronto e gli accordi su ciò che riguarda la propria vita e quella dei propri figli. Non siamo più disponibili a farci espropriare del futuro e della democrazia. Per questo ci incontriamo il 1° ottobre.

Verso il 15 Ottobre

giovedì 29 settembre 2011

Il Quarto Stato

Ma in Europa di che cavolo parlano?
La lettera ‘segreta’ della BCE

Francoforte/Roma, 5 Agosto 2011

Caro Primo Ministro,

Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea il 4 Agosto ha discusso la situazione nei mercati dei titoli di Stato italiani. Il Consiglio direttivo ritiene che sia necessaria un'azione pressante da parte delle autorità italiane per ristabilire la fiducia degli investitori.
Il vertice dei capi di Stato e di governo dell'area-euro del 21 luglio 2011 ha concluso che «tutti i Paesi dell'euro riaffermano solennemente la loro determinazione inflessibile a onorare in pieno la loro individuale firma sovrana e tutti i loro impegni per condizioni di bilancio sostenibili e per le riforme strutturali». Il Consiglio direttivo ritiene che l'Italia debba con urgenza rafforzare la reputazione della sua firma sovrana e il suo impegno alla sostenibilità di bilancio e alle riforme strutturali.
Il Governo italiano ha deciso di mirare al pareggio di bilancio nel 2014 e, a questo scopo, ha di recente introdotto un pacchetto di misure. Sono passi importanti, ma non sufficienti.

Nell'attuale situazione, riteniamo essenziali le seguenti misure:

1.Vediamo l'esigenza di misure significative per accrescere il potenziale di crescita. Alcune decisioni recenti prese dal Governo si muovono in questa direzione; altre misure sono in discussione con le parti sociali. Tuttavia, occorre fare di più ed è cruciale muovere in questa direzione con decisione. Le sfide principali sono l'aumento della concorrenza, particolarmente nei servizi, il miglioramento della qualità dei servizi pubblici e il ridisegno di sistemi regolatori e fiscali che siano più adatti a sostenere la competitività delle imprese e l'efficienza del mercato del lavoro.
a) È necessaria una complessiva, radicale e credibile strategia di riforme, inclusa la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali. Questo dovrebbe applicarsi in particolare alla fornitura di servizi locali attraverso privatizzazioni su larga scala.
b) C'è anche l'esigenza di riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi al livello d'impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende e rendendo questi accordi più rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione. L'accordo del 28 Giugno tra le principali sigle sindacali e le associazioni industriali si muove in questa direzione.
c) Dovrebbe essere adottata una accurata revisione delle norme che regolano l'assunzione e il licenziamento dei dipendenti, stabilendo un sistema di assicurazione dalla disoccupazione e un insieme di politiche attive per il mercato del lavoro che siano in grado di facilitare la riallocazione delle risorse verso le aziende e verso i settori più competitivi.

2.Il Governo ha l'esigenza di assumere misure immediate e decise per assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche.
a) Ulteriori misure di correzione del bilancio sono necessarie. Riteniamo essenziale per le autorità italiane di anticipare di almeno un anno il calendario di entrata in vigore delle misure adottate nel pacchetto del luglio 2011. L'obiettivo dovrebbe essere un deficit migliore di quanto previsto fin qui nel 2011, un fabbisogno netto dell'1% nel 2012 e un bilancio in pareggio nel 2013, principalmente attraverso tagli di spesa. È possibile intervenire ulteriormente nel sistema pensionistico, rendendo più rigorosi i criteri di idoneità per le pensioni di anzianità e riportando l'età del ritiro delle donne nel settore privato rapidamente in linea con quella stabilita per il settore pubblico, così ottenendo dei risparmi già nel 2012. Inoltre, il Governo dovrebbe valutare una riduzione significativa dei costi del pubblico impiego, rafforzando le regole per il turnover e, se necessario, riducendo gli stipendi.
b) Andrebbe introdotta una clausola di riduzione automatica del deficit che specifichi che qualunque scostamento dagli obiettivi di deficit sarà compensato automaticamente con tagli orizzontali sulle spese discrezionali.
c) Andrebbero messi sotto stretto controllo l'assunzione di indebitamento, anche commerciale, e le spese delle autorità regionali e locali, in linea con i principi della riforma in corso delle relazioni fiscali fra i vari livelli di governo.
Vista la gravità dell'attuale situazione sui mercati finanziari, consideriamo cruciale che tutte le azioni elencate nelle suddette sezioni 1 e 2 siano prese il prima possibile per decreto legge, seguito da ratifica parlamentare entro la fine di Settembre 2011. Sarebbe appropriata anche una riforma costituzionale che renda più stringenti le regole di bilancio.
3. Incoraggiamo inoltre il Governo a prendere immediatamente misure per garantire una revisione dell'amministrazione pubblica allo scopo di migliorare l'efficienza amministrativa e la capacità di assecondare le esigenze delle imprese. Negli organismi pubblici dovrebbe diventare sistematico l'uso di indicatori di performance (soprattutto nei sistemi sanitario, giudiziario e dell'istruzione). C'è l'esigenza di un forte impegno ad abolire o a fondere alcuni strati amministrativi intermedi (come le Province). Andrebbero rafforzate le azioni mirate a sfruttare le economie di scala nei servizi pubblici locali.

Confidiamo che il Governo assumerà le azioni appropriate.


Con la migliore considerazione,

Mario Draghi, Jean-Claude Trichet

domenica 25 settembre 2011

La crisi degli Asini


SABATO 15 OTTOBRE GIORNATA EUROPEA DELL'INDIGNAZIONE POPOLARE
A ROMA UN MILIONE DI INDIGNATI AL PARLAMENTO.

LA CRISI DEGLI ASINI
Un uomo in giacca e cravatta è apparso un giorno in un villaggio.
In piedi su una cassetta della frutta, gridò a chi passava che avrebbe comprato a € 100 in contanti ogni asino che gli sarebbe stato offerto.
I contadini erano effettivamente un po' sorpresi, ma il prezzo era alto e quelli che accettarono tornarono a casa con il portafoglio gonfio, felici come una pasqua.
L'uomo venne anche il giorno dopo e questa volta offrì 150 € per asino, e di nuovo tante persone gli vendettero i propri animali. Il giorno seguente, offrì 300 € a quelli che non avevano ancora venduto gli ultimi asini del villaggio.
Vedendo che non ne rimaneva nessuno, annunciò che avrebbe comprato asini a 500 € la settimana successiva e se ne andò dal villaggio. Il giorno dopo, affidò al suo socio il gregge che aveva appena acquistato e lo inviò nello stesso villaggio con l'ordine di vendere le bestie 400 € l'una. Vedendo la possibilità di realizzare un utile di 100 €, la settimana successiva tutti gli abitanti del villaggio acquistarono asini a quattro volte il prezzo al quale li avevano venduti e, per far ciò, si indebitarono con la banca.
Come era prevedibile, i due uomini d'affari andarono in vacanza in un paradiso fiscale con i soldi guadagnati e tutti gli abitanti del villaggio rimasero con asini senza valore e debiti fino a sopra i capelli.
Gli sfortunati provarono invano a vendere gli asini per rimborsare i prestiti. Il corso dell'asino era crollato. Gli animali furono sequestrati ed affittati ai loro precedenti proprietari dal banchiere.
Nonostante ciò il banchiere andò a piangere dal sindaco, spiegando che se non recuperava i propri fondi, sarebbe stato rovinato e avrebbe dovuto esigere il rimborso immediato di tutti i prestiti fatti al Comune. Per evitare questo disastro, il sindaco, invece di dare i soldi agli abitanti del villaggio perché pagassero i propri debiti, diede i soldi al banchiere (che era, guarda caso, suo caro amico e primo assessore). Eppure quest'ultimo, dopo aver rimpinguato la tesoreria, non cancellò i debiti degli abitanti del villaggio ne quelli del Comune e così tutti continuarono a rimanere immersi nei debiti. Vedendo il proprio disavanzo sul punto di essere declassato e preso alla gola dai tassi di interesse, il Comune chiese l'aiuto dei villaggi vicini, ma questi risposero che non avrebbero potuto aiutarlo in nessun modo poiché avevano vissuto la medesima disgrazia. Su consiglio disinteressato del banchiere, tutti decisero di tagliare le spese: meno soldi per le scuole, per i servizi sociali, per le strade, per la sanità ... Venne innalzata l'età di pensionamento e licenziati tanti dipendenti pubblici, abbassarono i salari e al contempo le tasse furono aumentate.
Dicevano che era inevitabile e promisero di moralizzare questo scandaloso commercio di asini. Questa triste storia diventa più gustosa quando si scopre che il banchiere e i due truffatori sono fratelli e vivono insieme su un isola delle Bermuda, acquistata con il sudore della fronte. Noi li chiamiamo fratelli Mercato.
Molto generosamente, hanno promesso di finanziare la campagna elettorale del sindaco uscente. Questa storia non è finita perché non sappiamo cosa fecero gli abitanti del villaggio.

E voi, cosa fareste al posto loro? Che cosa farete?
SABATO 15 OTTOBRE GIORNATA EUROPEA DELL'INDIGNAZIONE POPOLARE A ROMA UN MILIONE DI INDIGNATI AL PARLAMENTO.

sabato 24 settembre 2011

Proposta Indecente? Parliamone!


Proposta di Legge di iniziativa popolare
Titolo
Norme di Stabilizzazione finanziaria per il riordino del Sistema Pensionistico degli eletti al Parlamento Italiano
Art. 1
Chiunque venga eletto in Parlamento e partecipa, a seguito di elezione, almeno ad una seduta del proprio ramo parlamentare di appartenenza, ha diritto, al compimento del 70' anno di età, ad un vitalizio che al massimo non potrà annualmente superare 4 (quattro) volte la pensione minima sociale erogata dall'INPS;
Art. 2
A Tutti gli ex parlamentari che a qualsiasi titolo attualmente ricevono il vitalizio, entro 60 giorni dall'entrata in vigore della legge verrà applicato il nuovo regime pensionistico;
Art.3
Per chi ancora non ha compiuto il 70 anno di età non ci sono ne contributi figurativi ne volatili che tengano; tradotto stanno senza!
Art. 4
Il Vitalizio non potrà essere in nessun caso cumulato ad altri emolumenti, vitalizi o pensioni erogati a qualsiasi titolo da qualsiasi ente pensionistico;
Art. 5
il parlamentare ha diritto ad un solo regime pensionistico e ha facoltà di scegliere il regime a lui più favorevole.
Art. 6
La reversibilità per gli aventi diritto non potrà comunque in nessun caso e a qualsiasi titolo superare il 50% del nuovo vitalizio pensionistico; agli attuali aventi diritti, entro 60 giorni, verrà riadeguato l'assegno;
Art. 7
I risparmi derivanti nel primo triennio dovranno essere obbligatoriamente utilizzati per coprire il debito INPS risultante a bilancio in data 31 Dicembre 2010.
E' l'Europa che ce lo chiede!

REVISIONISMO


C'avevamo un tunnel e non ce ne siamo accorti.
La vera fuga di Mussolini! Da Campo Imperatore fino a Ginevra passando da sotto.

mercoledì 14 settembre 2011

Ultima ora

Ariba ariba
Passsata la manovra finanziaria: 314 voti favorevoli e 300 voti contrari!
Staranno mica andando a prendere i 14 favorevoli?


VERSO IL 15 OTTOBRE 2011


IL 15 OTTOBRE GIORNATA EUROPEA  INTERNAZIONALE DI MOBILITAZIONE.

Adesso che vi abbiamo beccato con le mani nella marmellata...
FATEVELA FINITA!
e
Restituiteci tutto!
gli esseri umani prima dei profitti,
non siamo merce nelle mani di politici e banchieri,
chi pretende di governarci non ci rappresenta,
l’alternativa c’è ed è nelle nostre mani,
democrazia reale ora!”

Appello verso il 15 Ottobre 2011 a Roma
Commissione Europea, governi europei, Banca Centrale Europea, Fondo Monetario Internazionale,  multinazionali e poteri forti ci presentano come dogmi intoccabili il pagamento del debito, il pareggio del bilancio pubblico, gli interessi dei mercati finanziari, le privatizzazioni, i tagli alla spesa, la precarizzazione del lavoro e della vita. Sono ricette inique e sbagliate, utili a difendere rendite e privilegi, e renderci tutti più schiavi. Distruggono il lavoro e i suoi diritti, i sindacati, il contratto nazionale, le pensioni, l’istruzione, la cultura, i beni comuni, il territorio, la società e le comunità, tutti i diritti garantiti dalla nostra Costituzione. Opprimono il presente di una popolazione sempre più impoverita, negano il futuro ai giovani. Non è vero che siano scelte obbligate. Noi le rifiutiamo. Qualunque schieramento politico le voglia imporre, avrà come unico effetto un’ulteriore devastazione sociale, ambientale, democratica. Ci sono altre strade, e quelle vogliamo percorrere, riprendendoci pienamente il nostro potere di cittadinanza che è fondamento di qualunque democrazia reale. Non vogliamo fare un passo di più verso il baratro in cui l’Europa e l’Italia si stanno dirigendo e che la manovra del Governo, così come le politiche economiche europee, continuano ad avvicinare. Vogliamo una vera alternativa di sistema. Si deve uscire dalla crisi con il cambiamento e l’innovazione. Le risorse ci sono. Si deve investire sulla riconversione ecologica, la giustizia sociale, l’altra economia, sui saperi, la cultura, il territorio, la partecipazione. Si deve redistribuire radicalmente la ricchezza. Vogliamo ripartire dal risultato dei referendum del 12 e 13 giugno, per restituire alle comunità i beni comuni ed il loro diritto alla partecipazione. Si devono recuperare risorse dal taglio delle spese militari. Si deve smettere di fare le guerre e bisogna accogliere i migranti. Le alternative vanno conquistate, insieme. In Europa, in Italia, nel Mediterraneo, nel mondo. In tanti e tante, diversi e diverse, uniti. E’ il solo modo per vincere. Il Coordinamento 15 ottobre, luogo di convergenza organizzativa dei soggetti sociali impegnati, invita tutti e tutte a preparare la mobilitazione e a essere in piazza a Roma, riempiendo la manifestazione con i propri appelli, con i propri contenuti, con le proprie lotte e proposte.

COORDINAMENTO 15 OTTOBRE 2011 

sabato 10 settembre 2011

Ci risiamo


All'ultimo test a numero chiuso nella prestigiosa facoltà di medicina della Sapienza di Roma le cronache riportano tra le tante domande anche il famoso quiz della grattachecca.
Per capire i termini scientifici della questione è importante leggere la domanda per poi poter dare la risposta.
«Nei pressi del noto liceo Tacito di Roma si trova la “grattachecca di Sora Maria”, molto nota tra i giovani romani. Sapresti indicare con quali gusti viene realizzata? Menta, limone, amarena oppure cioccolato?».
Per la cronaca naturalmente Il Rettore della Sapienza non si scompone, e si giustifica dalle accuse spiegando che si trattava di una semplice domanda di logica.
A mettere le cose a posto ci pensa Gabriella figlia della Sora Maria: “la vera ricetta di mia mamma è amarena, tamarindo, arancio, con pezzetti di cocco e limone».
Che dire?
Speriamo che i professori universitari non vengano selezionati con il metodo della grattachecca!
E francamente così come per una banale grattachecca qualche giovinotto rischia di non poter studiare all'università altrettanto dovrebbe esserci qualcun altro che per la stessa banale grattachecca dovrebbe avere l'opportunità di poter andare a zappare.

venerdì 9 settembre 2011

...E non basta mai!
Se continueranno a rubare non ci sarà manovra finanziaria che tenga. C'è poco da fare dove ti giri c'è la fregatura! I piagnistei della sinistra sono patetici, quei poveri operai e impiegati ovunque si girino continuano a prenderlo nel Sesto. Se dovevano essere questi a difenderci stavamo e infatti stiamo freschi. Siamo sommersi da una valanga di balle e falsi consumi spiattellati da una montagna di giornalisti pagati per fare il megafono al padrone di turno. Un padrone che tra contributi all'editoria, leggasi spremitura con tasse ad impiegati e operai e marchette camuffate da pubblicità continua a confondere un paese gambe all'aria con un paese a gambe aperte.
Siamo stati attraversati dalla P2 dalle stragi di P.zza Fontana, Gioia Tauro, Peteano, Brescia, Italicus, Ustica, Bologna, Rapido 904 senza dimenticare le simpatie per i colonnelli Greci e la notte dell'Immacolata. Eppure abbiamo ancora il coraggio di raccontare la storiella di una grande Italia e dei suoi 150 anni. Sarà mica credibile un paese dove l'artefice della più pesante manovra economica contro impiegati e operai tenta di pagare in nero l'affitto di casa e i mestieranti dell'informazione continuano a ballare il bunga bunga neanche la manovra l'avesse fatta un resuscitato Luigi Einaudi?
Speriamo solo non ci chiedano di consegnare l'oro alla patria.

giovedì 8 settembre 2011

IL SOCIALISTA

L'ULTIMO SOCIALISTA
Non si sono toccati uno che sia uno dei loro privilegi; a Montecitorio e a Palazzo Madama siamo costretti a pagargli anche il branzino e le fettuccine dandogli così il privilegio di spendere meno che a farsi cucinare il pranzo dalle loro mogli.
Eppure nonostante tutto hanno ancora il coraggio di prenderci per i fondelli con le loro barzellette.
Dobbiamo ridere?

mercoledì 7 settembre 2011

SCIOPERO

Oggi per allora
Quasi quasi non ci credeva neanche  la Susanna. Erano anni ormai che una marea  così grande di persone non  risorgeva nella piazza. Erano anni ormai che  al ritmo "Bella Ciao" non si  accarezzava  più la  possibilità di far tremare un governo. Alla fine sul quel palco, visibilmente commossa sullo sfondo musicale dei Modena City Ramblers anche Susanna ha iniziato a saltare di gioia; non era scontato ma lo sciopero è riuscito e  la gente era veramente incazzata. 





sabato 3 settembre 2011

Comuni e Concorsi

Quelli che..."Non è vero son tutte barzellette!
Chi ha vinto il concorso in Comune?
La moglie del Sindaco!

martedì 19 aprile 2011

Chissà...


Chissà perché continuano a chiamarli sceriffi anziché indicarli per quello che sono: Sindaci Podestà!
Questi signori con la scusa di fare il bene della collettività hanno intascato un sacco di soldi tramite i piani regolatori.
Per il bene delle loro tasche si sono aumentati le indennità con semplici alzate di mano; hanno infilato e rifilato parenti e amici a posto fisso nelle amministrazioni locali e non contenti tramite Dirigenti, e Direttori compiacenti a suon di milioni di vecchie lire hanno lasciato le amministrazioni locali con le pezze al culo. I giovani in arrivo non son meglio anzi...”buon sangue non mente”... quando la razza è la stessa.
Nelle sere d'Agosto con il lampeggiante acceso e il berretto in divisa li abbiamo visti correre nella notte come depravati appresso ad allegri donzelli mentre i Vigili anziché arrestarli per vagabondaggio hanno retto il moccolo finendo cornuti e mazziati.
Siamo ancora un Paese di Podestà, Governatori e Quaquaraquà ma le elezioni sono vicine e offrono l'ennesima occasione di vederli uscire di scena per vedere l'effetto che fa.

giovedì 6 gennaio 2011

La scuola a Rotoli

La scuola a rotoli
Che la scuola pubblica sia allo sfascio è un sentimento che da molto tempo ormai aleggia negli animi di genitori, insegnanti e studenti.
In un eccesso di protagonismo, il primo rimedio che le classi governanti, a suo tempo, sono riusciti a mettere in campo è stato l’impellente necessità, quasi come in un bisogno fisico, dell’ aziendalizzazione della scuola.
Uno degli esempi di questa cultura è stata la trasformazione dei Presidi e dei Direttori Didattici in Dirigenti.
Un segnale forte che, sul piano pratico, ha sortito l’aumento dei costi, mentre sul piano culturale  ha sancito formalmente il passaggio dalla scuola democratica alla scuola odierna. La scomparsa formale di Presidi e Direttori e la conseguente apparizione del nome di Dirigente sulle targhette degli uffici, ha creato nuovi manager pubblici che naturalmente, per dimostrare la propria bravura e avendo compreso i veri bisogni della scuola, si sono lanciati in spericolate operazioni di risparmio.
E’ risaputo ormai da diversi anni come in molte delle scuole elementari Italiane la carta igienica sia insieme ad astuccio, colori, penne e matite il set di completamento del novello studente.
Ma se mancano dati quantitativi sui reali risparmi e soprattutto sull’utilizzo delle somme derivanti dalla mancata fornitura di carta nei bagni scolastici, il dubbio sulle reali garanzie culturali di una scuola che non garantisce nemmeno la carta igienica è certezza.
Quei  rotoloni di carta, accettati da molti, complice forse l’effetto traino pubblicitario,  allungano una pericolosa ombra culturale sulla considerazione dell’importanza di una scuola pubblica quale bisogno primario per una società avanzata.