L'attuale
crisi economica è arrivata dopo decenni di trasformazioni sociali e
politiche ma cosa spesso trascurata è avvenuta soprattutto a seguito
di profonde trasformazioni democratiche.
Lo
slogan meno Stato più mercato in realtà ha permesso lo svuotamento
delle casse pubbliche dimostrando come senza controllo interno da
parte dei lavoratori le scorrerie con i soldi pubblici finiscano per
danneggiare l'intera società italiana.
L'esempio
di CGIL CISL e UIL che hanno di fatto concesso ai padroni il
licenziamento dei dipendenti attraverso le modifiche all'art. 18
dello Statuto dei Lavoratori è il risultato finale della
commistione tra potere politico e interesse economico.
Partiti, governo, sindacati e confindustria di fatto, in questo preciso
momento storico, sono tutti uniti contro i lavoratori in una potenza
di fuoco, senza precedenti, potenza che se trova precisa e
comprensibile giustificazione nel potere politico e nel potere
economico diventa più irragionevole quando a a questa potenza offre
copertura il sindacato italiano.
Le
ragioni di un sindacato che tanto sta lottando per consegnare gli
ultimi residui di dignità a Confindustria e ai partiti che
sostengono l'attuale Governo sono solo apparentemente
incomprensibili.
E'
in atto un baratto che parte dalla riforma delle pensioni e che vede
uno scambio monetario tra diritti e potentati.
I
poteri economici stanno offrendo a CGIL CISL e UIL la possibilità di
passare alle ben più grasse remunerazioni ricavate dalla gestione
dei fondi pensione negoziali in cambio di un arretramento continuo
sul piano dei diritti.
Solo
togliendo a CGIL CISL e UIL l' argento di quei fondi pensioni sarà
possibile invertire la rotta e costringere così anche il sindacato
confederale a tenere fuori dalla porta gli interessi dei banchieri.
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