TORA
TORA
Era
la notte dell'Immacolata tra il 7 e 8 Dicembre del 1970 quando
l'allora “principe” Junio Valerio Borghese, già comandate della
Decima Mas e confidente dei
servizi americani durante la repubblica sociale di Salò, diede il
via a quello che fu allora definito come il “golpe dei forestali”.
Un
manipolo di fascisti, con la supervisione di un gruppo di
ordinovisti e avanguardisti si introdusse nell'armeria del Viminale
sottraendo 200 tra pistole e mitragliette mentre a nord il tenente
colonnello Amos Spiazzi, diretto verso Sesto San Giovanni tentava la
spalla al maggiore Luciano Berti piombato da Cittàducale nella
Capitale con 187 forestali per occupare gli studi Rai di Via
Teulada.
Inaspettatamente
il “principe” nero nel cuore della notte diede il contrordine:
“camerati tutti a casa!”
I
giudici di allora, in via definitiva, il 29 novembre 1984 al
processo, di fatto optarono per l'assoluzione di tutti i golpisti
definendo il golpe come un “conciliabolo tra quattro o cinque
sessantenni”.
Bisognerà
attendere le inchieste sulla strage di piazza Fontana del giudice
istruttore Guido Salvini, per ascoltare le registrazioni integrali,
che non più depurate dagli ordini politici dell'allora ministro
della difesa Giulio Andreotti, svelarono la vera pericolosità dei
cospiratori.
Il
golpe, foraggiato dal costruttore Remo Orlandini, dalla famiglia
Piaggio e dall'allora re del caffè Tubino oltre al rapimento del
capo dello Stato Giuseppe Saragat per mano della mafia in appoggio
agli uomini della P2 di Licio Gelli, prevedeva l'uccisione del capo
della polizia e la deportazione di tutti gli oppositori politici.
Provate
voi, poco prima di andare in pensione, a portar via 200 Mab
dal Ministero dell'interno e passare per burloni.
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